domenica 8 agosto 2010

L’etichetta ci salverà

Delle buone maniere si erano perse un po’ le tracce. Bandite dalle varie rivoluzioni culturali che si sono avvicendate a partire dagli anni ’60, archiviate dall’intellighenzia come emblema di una società ‘antica’ e superficiale, screditate da una rampante working class che bada esclusivamente al so(l)do, l’allure e l’utilità del bon ton sono finite nel dimenticatoio. A cercare di ridargli il peso che meritano, s’impegna in questi giorni anche il quotidiano economico Financial Times che considera ‘il savoir-faire un’arma vincente non solo nel mondo degli affari ma anche in quello privato’. E aggiunge: ‘I programmi universitari puntano unicamente al raggiungimento di obiettivi accademici ma non aiutano i giovani a costruirsi una personalità ‘multitasking’. Le scuole di bon ton riempiono, quindi, il vuoto che si è creato nell’educazione sociale, ponendosi spesso come percorso alternativo all’università’.
Così il galateo, aggiornato e rivisto, non si limita più alle lezioni di portamento (le mitiche passeggiate con l’immancabile libro in testa), ma propone corsi di marketing, business style e international etiquette. E i neofiti delle buone maniere affidano il loro successo a scuole prestigiose, dalla Quest Business Training di Londra alla svizzera Surval Mont-Fleuri, dalla canadese Savoir Faire alla Minding Manners di Parigi. ‘Un codice di comportamento armonioso è il miglior fluidificante sociale. Ci aiuta a rapportarci agli altri con naturalezza e disinvoltura, soprattutto se siamo timidi o stiamo attraversando un momento di difficoltà’, spiega lo psicologo Diego Itri. ‘È un elegante passe-partout per ogni circostanza, dalla vita privata al lavoro’.
Il tanto decantato (e liberatorio) mantra ‘be yourself’ e il conseguente invito ad amarsi cedono il passo alle regole. ‘Essere se stessi non vuol dire nulla. Una dichiarazione di principio che produce solo un senso di inadeguatezza. Meglio avere una ‘scaletta’ gradevole in cui possiamo muoverci con disinvoltura. In fondo rispondiamo sempre delle nostre azioni alle emozioni che, a loro volta, sono mutevoli, e capricciose e, per questo, non adatte a fornirci un ancoraggio nelle situazioni complicate’, dice Alberto Presutti, poeta e organizzatore di corsi di buone maniere alla Etiquette Academy Italiana. ‘Il galateo, quindi, si propone come bussola inaspettata, trasformandosi da contenitore a contenuto perché sapersi esprimere con proprietà, gestire i rapporti umani con educazione e diplomazia, esalta la personalità, quella più autentica, di ciascuno di noi’.
E un’icona in ascesa del bon ton? Accantonate le sovresposte ‘Carlà’ Sarkozy e Michelle Obama, arriva sotto i riflettori la first lady di Siria, Asma al-Assad. Profilo slanciato, mai un abito fuori posto. La signora Assad, sposata con il presidente Bashar al-Assad dal 2000, ha alle spalle un’importante carriera in banche d’investimenti straniere. E di questa sua immagine, diplomaticamente corretta, beneficia il marito, alla ricerca di nuovi consensi internazionali per il paese arabo. Perché la politica passa anche attraverso il bon ton.

Chiara Canavero
Flair

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