mercoledì 1 dicembre 2010

Attenzione pericolo, qui comincia la vita.

La porta di una casa è un passaggio molto simbolico. La tradizione ebraica invita i credenti di affiggere una mezuzah sul montante esterno. La tradizione protestante, più pudica, raccomanda un piccolo pannello sopra all’interno: ‘che Dio protegga questa casa’. Il mio professore dell’Università del Texas, con lo humor che lo caratterizzava, aveva incollato un cartello sulla porta stessa all’interno e destinato a tutti coloro che uscivano: ‘Attenzione pericolo, qui comincia la vita’. Eravamo avvisati, bisognava stare in guardia, il mondo poteva essere ostile e accecare i nostri sogni.
Il suo ufficio era un vero Cafarnao di libri impilati sul pavimento e sui tavoli e debordante di scaffali incurvati dal peso dal tempo. Ci ritrovavamo là, sette studenti, tutte le settimane per un corso il cui titolo già mi aveva rallegrato ‘della creatività in arte e letteratura’. Avevamo vent’anni e ricostruivamo il mondo ‘come doveva essere’. Momenti magici, fuori dal tempo, ebbrezza delle cime che uscendo poteva esserci fatale.
Di questo corso mi resta il desiderio di considerare la mia casa come un luogo dove il mondo esterno non può importunarmi, un rifugio di pace dove ritrovare me stesso, e a volte i miei amici, protetto per sognare a mio agio la ‘vera vita’, quella che è più incantatrice che la disumanità del quotidiano prosaico, della mondanità dal rigo falso, delle agitazioni inutili, schizofreniche.
Bisogna allora sapersi confrontare con il silenzio, cioè con se stessi, senza paura, concedersi il tempo di guardare le fiamme nel caminetto senza l’angoscia di credere che si stia perdendo tempo, chiacchierare dolcemente di soggetti eterni.
L’inconveniente è che ci si sente così bene che gli invitati stessi dimenticano il tempo, non partono più, o meglio partono molto tardi. E quando li accompagno alla porta dico loro: ‘attenzione a non scivolare, la scala è un po’ ripida’, cosa che assomiglia così tanto a ‘Attenzione pericolo, qui comincia la vita’ del mio professore di Austin, Texas.

Claude Jeancolas

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